Cibo & cambiamento

 

     Cara Fabiola,

ho pensato mille volte, da quando ti conosco, di scrivere qualcosa sull’esperienza che ho avuto nell’incontrarti e su come è stata la mia vita dopo averti incontrata.

     In questi giorni di quarantena, tesi e infelici, mi capita spesso di riflettere su ciò per cui sono grata. Forse non l’ho fatto abbastanza negli ultimi cinque anni, ma tento di esprimere in queste righe la mia profonda gratitudine per averti incontrata nel mio percorso.

     L’incontro con te è stato spiazzante: sono arrivata distrutta, nel fisico e nella mente. Debole, ingarbugliata, complessata, piangente, con un corpo in stallo. Mi hai dato il cibo giusto per me e sono rinata. Dico sempre che non è stato il cibo a cambiarmi, ma che questo mi hanno predisposto al cambiamento. Si potrebbe dire che l’uomo è fatto, in buona parte, di narrazioni: ecco, i cibi giusti per me, dai più considerati i più sbagliati da ingerire - prima manzo e uova, ora zucchero, burro e miele -, mi hanno messo nella condizione di pensare e di raccontarmi in modo diverso. Di superare difficili esperienze d’infanzia, di accogliere l’amore, di muovermi verso il futuro con slancio (pur mantenendo un pizzico di inquietudine), di andare oltre l’ossessione per il cibo, i grammi, la quantità giusta da mettere nel piatto, l’assenza del senso di sazietà. Ho visto il mio corpo trasformarsi e crescere, acquisire delle forme, ad un'età in cui non me lo sarei aspettata.

     Se non ti avessi incontrata non so davvero come starei, ora.

     Non so come sarei.

     Ho scoperto di aver un corpo estremamente delicato, soprattutto nell’ultimo anno nel quale le occasioni per vederci (e sentirci…) sono state più del solito (a proposito: posso aggiudicarmi il premio di “caso difficilmente risolvibile” dell’anno? Credo di meritarlo!). Il mio corpo sembra avere ciclicamente qualcosa che non va. Ci sono periodi in cui sembra poter accogliere un maggior numero di cibi - anche se con limitazioni - ed essere stabile, poi crolla e iniziano periodi in cui i cibi che mi fanno bene pare si contino sulle dita di una mano.

     In questi giorni non posso che fare a meno di interrogarmi su cosa mi potrebbe accadere se contraessi il virus. Lo so, ho 25 anni: nessuno si aspetta che alla mia età qualcosa possa andare storto. Ma trovarsi con un organismo tanto sensibile e delicato… mette preoccupazione.

     Sto leggendo tutti i tuoi articoli a tema coronavirus ed il legame tra questo ed il sistema immunitario. Immagino tutti quelli che continuano a considerare bizzarro il ruolo del cibo per garantirsi una buona salute oppure coloro che, proprio perché sanno che il cibo è importante, mangiano quello che viene detto a tutti di mangiare. Senza ascoltarsi. Quando mi capita di incontrare persone con allergie o con diversi problemi alimentari pare di ritrovarmi tra persone - come me - che sono in grado di sentire con grande finezza quello che accade nel loro corpo, a differenza di una grande maggioranza di persone che pare essere del tutto ignara. Vorrei dire una volta per tutte: non è paranoia, è proprio un “sentire”.

     Che serva davvero un’allergia o un’intolleranza per avvicinarci a come stiamo davvero?

     Al di là della preoccupazione, questo momento particolare mi fa pensare. Mi fa pensare che se anche il mio corpo è delicato, non sarà mai tanto debole quanto lo era prima di conoscerti.

     Mi fa pensare che se anche in questo periodo quello che mi posso permettere di mangiare, per stare bene, è davvero poco, la mia forza è maggiore di quella avevo cinque anni fa per salire le scale o andare in bicicletta. Se non altro, ora conosco il mio corpo e alcuni dei cibi che mi possono aiutare. Per quelli che non conosco, ringrazio il caso per averti trovata.

     Un abbraccio, Elena

 

     Elena l'ho conosciuta che era studente alla facoltà di Psicologia, qui a Padova. Debole nel corpo, insicura e ammalata di perfettite. Ci tengo a dire, per chi non lo sapesse, che la perfettite è una malattia seria, molto diffusa tra le donne ma che non risparmia nemmeno gli uomini, di difficile guarigione.

     Sono trascorsi cinque anni. Ho conosciuto una bambina, ora ho davanti una Donna. Non è stato né un cambiamento né una crescita: sono stata testimone di un vero e proprio salto quantico, non una trasformazione ma una trasmutazione.

     Il ricordo della ragazza carina deflagra davanti alla visione di una donna bellissima, femminile e morbida. Un'immagine di altri tempi.

     Non so che cosa ho fatto io né che cosa ha fatto il cibo, nè che cosa hanno fatto questo e quello nel tempo. Penso che ognuno ne abbia fatto un pezzo.

 

    Grazie Elena, di esserci stata e di esserci ancora.