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     Buongiorno dottoressa, le spiego come sono svanite nel nulla le mie emicranie. Con questo racconto non voglio dimostrare niente ma semplicemente portarle la mia testimonianza.

     Facciamo un passo indietro: nel 2010 sono venuta da lei con fortissime emicranie accompagnate da nausea, vomito, ipersensibilità alla luce e ai suoni. Mi mettevano ko. Lei mi ha tolto latte e derivati e la mia vita è cambiata nel giro di breve (a parte quando osavo assumerne piccole quantità e facevo delle recidive potentissime che però duravano solo qualche ora).

     Nel 2016, pochi giorni dopo la nascita del mio secondo bimbo, l’emicrania si ripresenta nonostante fossi ancora a dieta di latte (riuscendo ogni tanto a concedermene delle piccole quantità). Sono tornata da lei che, a sorpresa, mi ha prescritto dei pediluvi con acqua e sale perché non assorbivo sufficiente sale attraverso quel che mangiavo.

     Eccerto aveva ragione, io non stavo assorbendo proprio il Sale della vita.

     Ma andiamo con ordine. Io e mio marito avevamo scelto di avere due bambini ‘vicini’ d’età e ci siamo riusciti: hanno venti mesi di differenza. Quando fai questi programmi di vita mentalmente ti crei l'immagine della famiglia del Mulino Bianco MA nella realtà ti ritrovi una una morsa di orari, di routine e di azioni dedicate esclusivamente a loro, i figli.

     Io avevo lasciato il lavoro alla prima gravidanza perché gli orari sarebbero stati difficili da gestire con i bimbi e mio marito non sarebbe stato in grado di aiutarmi perché gestisce una ditta e ha già degli orari tiratissimi.

     Risultato: sono passata attraverso una nube scura, chiamiamola "crisi d’identità", non sapevo più chi fossi e cosa stessi facendo, non avevo mai tempo per me, e più provavo a ritagliarmi anche solo mezz’ora per leggere un libro meno ci riuscivo.

     Ho preso in mano il telefono tante volte per telefonarle ma l’idea che potesse togliermi altri cibi dalla dieta mi provava. Volevo arrivare a capire da sola cosa non tollerassi. Avevo la sensazione che ci fosse qualcosa che non tolleravo al di là del cibo, dato che a volte mi sentivo un leone in una gabbietta. Tuttavia mi sentivo anche wonder woman perché tutto sommato i piccoli li gestivo bene ma....anche solo mettermi lo smalto era diventato un sogno.

 

     Perché l’emicrania era tornata un paio di settimane dopo il parto e non qualche mese prima? Perché subito dopo? C’era qualcosa in quel pensiero che mi spingeva a pensare e pensare. Poi ho capito.

     Ho partorito con cesareo il lunedì, tutto perfetto e mi dimettono il giovedì. Sabato mattina nostro figlio era giallino. Chiedo a mio marito di accompagnarci in ospedale per un controllo perché i punti del secondo cesareo mi davano abbastanza fastidio e mi sento rispondere: "va là...non è giallo da star male" e mi accorgo che non ha nessuna intenzione di accompagnarmi.

     Morale: mi vesto prendo il piccolo e mi ritrovo in macchina da sola, dopo pochi giorni dal cesareo, a percorrere 30 km esatti verso l’ospedale. Da un lato mi sentivo wonder woman dall’altro credo di aver lasciato una scia di fuoco dietro di me. E’ stato potente!

     Da lì è nata una sensazione di delusione e di rancore nei confronti di mio marito: io non mi son sentita accolta e sostenuta. Lui è un uomo spesso assente per questioni lavorative e io raramente gli chiedo aiuto, perciò quelle poche volte che glielo chiedo lo faccio sempre con dignità e mai bacchettando. Ciononostante non mi sento accolta e non mi sento sostenuta, e si scatena in me un'emozione che parte dallo stomaco.... fortissima... e poi dopo un giorno che continuo a ripensare a quello che per me è un torto subito lascio andare e... dopo qualche giorno si presenta un vuoto di stomaco accompagnato da una specie di nausea con acidità e da lì poi parte il mal di testa.

     Ho finalmente parlato con mio marito, ho accolto il suo essere assente (ha padre assente) perché per lui è normale agire così. Non è una cattiva persona è che lui ha avuto ereditato delle credenze diverse dalle mie.

     E' stato come spegnere quell’interruttore che ogni tanto si accendeva: l'emicrania è svanita nel nulla.

     Mi sono resa conto che dopo le gravidanze ero cambiata: io che per natura ho sempre cercato il dialogo, quando accadevano episodi che mi innervosivano mi chiudevo in me stessa e li vivevo come un’ingiustizia. Macinavo rabbia che poi pagavo sul piano fisico con gli interessi.

     Le ho scritto tutto questo ricordandomi che lei in passato mi parlava di PNEI e di emozioni e ho pensato di raccontarle la mia esperienza perché so che non smette mai di cercare.

     Concludendo: mi sono presa del tempo per me scavalcando quei sensi di colpa che mi tenevano agganciata alla mia immagine di "mamma del Mulino Bianco", sempre sul pezzo e all’altezza del ruolo. Mi sono iscritta ad un corso sulle emozioni che mi ha aiutata in questo percorso "riabilitativo".

     Il giorno che ho capito tutto ho reintrodotto tutti i cibi e sono sempre stata bene.

     Spero che ti abbia fatto piacere la mia testimonianza, ti voglio bene Menon sei parte di tutti i miei cambiamenti, sei sempre stata un esempio per me

     Anna

 

     Questa è una testimonianza di rilievo per tutti quei casi (tanti) dove il problema fisico nasce da una prigione emotiva. Come sempre, capita che la prigione ce la costruiamo noi. Finemente.

     La liberazione avviene quando decidiamo di affrontare la situazione parlandone, condividendo il disagio e spiegandone il motivo. Sperare che tutto si risolva confidando nel tempo che passa e che porta all'oblio è come mettersi su una pista nera senza saper sciare. La rovina.

     Grazie Anna, che il tuo sia un insegnamento per tutti.