Elogio a Levi Montalcini

 

    Cara Rita Levi Montalcini, è a te che dobbiamo la rottura di un dogma. Al tuo cervello dobbiamo il ritrovamento dei meccanismi di sviluppo del nostro cervello. Prima di te tutti concordavamo sul fatto che il cervello non poteva crescere, ma solo involvere. Parliamone.

 

     È a questa donna che dobbiamo le attuali conoscenze della Neurobiologia. La scoperta che esiste una molecola che permette ai nostri neuroni di: crescere, cambiare forma, modificare il numero di collegamenti con le altre cellule, etc…. ha portato ad una rivoluzione epocale in ambito scientifico, mettendo a soqquadro i dogmi della Biologia classica. Vediamo come.

     Una delle cose che più mi hanno turbata, da studente, è il destino tristissimo delle cellule cerebrali e, per estensione, di tutte le cellule nervose in generale. Tento di spiegarlo in breve: si affermava appartenessero alle popolazioni cellulari statiche, incapaci sia di dividersi che di assumere connotati nuovi. Insomma qualcosa di fisso e immutabile, incapace di evolvere nel tempo (come mutare la forma, ad esempio).

     È come dire che i neuroni sono unici ed immutabili e, come tali, possono solo morire (dopo lunga e onorata carriera, passata a fare sempre le solite cose nello stesso modo). Naturalmente la morte arriva, come dire, per degenerazione naturale. Per raggiunti limiti d’età, come si suol dire, età dettata dal solito staticissimo DNA di competenza.

     Insomma cellule dal destino segnato, con un DNA ingessato, che impartisce sempre i soliti comandi fino al giorno in cui decide di premere l’interruttore della parola fine. Qualsiasi persona con un minimo di capacità riflessiva non può accettare tutto questo. Se abbiamo la capacità di conoscere e ri-conoscere l’adattabilità, e la duttilità, degli esseri viventi, non possiamo accettare questi connotati granitici del sistema nervoso. Da qualche parte ci deve essere una falla.

     Che ci fosse una falla io l’avevo capito grazie agli insegnamenti del Professore di Zoologia 2. Tale Francesco Zaccanti, emiliano doc, grandissimo conoscitore del mare, pescatore indefesso, come ci ha spiegato i pesci lui nessuno mai avrebbe potuto. Un mito. Un giorno, mentre ci parlava di un capitolo a me carissimo, la Biologia Evoluzionistica, ci ha spiegato a suo modo, il significato, o meglio la differenza, tra genotipo e fenotipo.

     A tale proposito cito le sue parole che, dopo quasi venticinque anni, ancora ricordo con viva chiarezza: “immaginate una zebra straordinariamente bella, perfettamente proporzionata nelle forme, con un mantello incredibilmente mimetico. Insomma l’espressione di un genotipo da assurgere ad esempio. Fin qui tutto bene. Siccome, però non vi ho detto che, beve, fuma e va a letto tardi la sera, nel pieno dei suoi “stordimenti” si è distratta ed è inciampata, azzoppandosi. Non correndo più come prima è diventata presto preda dei leoni. La zebra zoppa è il fenotipo”.

     Da quel giorno la mia visione della biologia si è stravolta. La selezione naturale agisce sul fenotipo (zebra zoppa) e non sul genotipo (zebra perfetta). È come dire che è il nostro stile di vita a determinare il nostro destino, non certo il nostro DNA. Vi assicuro che, per un biologo, questo pensiero è scardinante. Da quel giorno ho avuto chiaro il mio obiettivo di vita: spiegare a tutti questo concetto. Non sapevo ancora come farlo, ma sapevo che certamente l’avrei fatto.

     Vorrei fare anche un altro appunto. Io mi sono laureata nell’88. La scoperta dell’NGF è degli anni ’50. Per questa scoperta, e contributo essenziale allo sviluppo della scienza, Rita Levi Montalcini ha ricevuto il nobel nell’86. Questo significa che, nel mezzo, c’è un bel trentennio. Eppure io mi sono laureata in Biologia in un tempo in cui le certezze erano:
• Che il DNA fosse l’unico depositario della nostra essenza
• Che questo fosse unico e immodificabile
• Che il nostro cervello e, per estensione, tutte le fibre nervose avessero come unico destino quello di deperire nel tempo

     Demenziale. Gli ambienti universitari italiani, troppo accademici, pomposi e baronati per lasciarsi permeare dalla brezza delle novità scientifiche? Professoroni troppo preoccupati del senato accademico e incuranti delle pubblicazioni scientifiche che provengono da oltreoceano? E, qualora le avessero lette, troppo timorosi per abbracciare le novità scardinanti?

     Io non so quale sia la risposta, tuttavia conosco il risultato: decenni di ignoranza sovrana, che non hanno permesso di capire quello che, timidamente, stiamo capendo ora. Cosa? Che l’ambiente che ci circonda ha un importanza capitale, che il nostro  modo di vivere e di pensare permette modifiche strutturali del DNA delle cellule cerebrali. Che queste, a loro volta, modificano la loro forma (morfologia) ed i loro “contatti” (sinapsi) generando segnali nuovi ed implementando risposte inaspettate da parte dell’organismo.

     Troppo complicato? Facciamo un esempio chiarificatore: marito e moglie, che si sono sposati per amore. Hanno condiviso una vita di alti e bassi, sempre insieme. Improvvisamente uno dei due muore. L’altro, dopo qualche mese (massimo un anno), sviluppa una malattia grave. Davanti a questi eventi è troppo facile prendersela con il DNA, col fatto che è successo perché cosi era scritto dalla nascita (sempre nel DNA).

     Perché non iniziamo a pensare che un dispiacere così grande può arrivare a produrre nuovi chimismi interni e a ri-scrivere il DNA generando cellule mutanti? Questo fatto ha un nome scientifico rigoroso: epigenetica. Se arrivassimo a pensare questo ci renderemmo conto che l’unico antidoto per le malattie gravi è la medicina energetica. Se è stato il dispiacere (energia) a generare la massa, sarà un impulso energetico a farla regredire. Ma questo è troppo per essere accettato dalla cultura dominante. Veramente un affronto. Tant’è.

     Ma torniamo a noi ed alla nostra Rita Levi Montalcini. Donna sobria, elegantissima nei suoi abiti scuri, che incorniciano una massa, incredibile per l’età, di capelli candidi. Il suo rigore logico è fascino puro. Che ha innescato una rivoluzione nella Biologia, come dicevamo all’inizio. Per essere più precisi, una rivoluzione nell’ambito della biologia della cellula.

     Normalmente uno sconvolgimento di tale portata nell’ambito delle padronanze della Biologia comporta, per naturale conseguenza, una rivoluzione anche nella Medicina. Tuttavia ho la sensazione che i medici non se ne siano ancora accorti (o che siano pochi quelli che l’hanno capito, è sempre una questione di numeri).

     W Rita Levi Montalcini!