Siamo quello che NON mangiamo

 

     Conosciamo la relazione tra cibo corpo e psiche? In linea di massima no. E allora lasciamoci andare alla bellezza travolgente di questa lettera che ci accompagnerà nel territorio di quello che non mangiamo.

 

     Carissima Dottoressa,

siamo dunque giunte alla fine di un percorso. Quando ci siamo incontrate la prima volta, e tutto questo ha avuto inizio, non immaginavo in alcun modo quale luce abbagliante vi fosse al di là del buio che mi incarcerava.

     Non mi aspettavo nemmeno di poter esistere ancora, che vi fosse vita sotto tutto il dolore, che un battito più forte del cuore potesse riportarmi alla luce.

     Tutto questo grazie anche a lei, che mi ha ascoltato, capito, sostenuto e aiutato incondizionatamente, andando al di là dell'ordinario rapporto medico-paziente.

     Le posso dire solamente grazie, con tutto il cuore, di avermi riportato alla vita. Il più grande onore che posso fare a lei, e al suo lavoro eccelso, è prendermi cura di me stessa, come lei mi ha insegnato, giorno dopo giorno.

     Deve sapere che il mio sport preferito in assoluto è il Rugby, al quale mi ha avvicinato mio zio, ex giocatore. Non mi è mai stato concesso di giocare ma questo non ha mai fatto venire meno la mia passione.

     Nel Rugby il fattore più importante è il fattore terra: i centimetri e i metri di terra che conquisti all'avversario, con l'ausilio ed il sostegno dei tuoi compagni di squadra, per arrivare a quell'ultima santissima, adorata, odiata, desiderata linea in fondo, che non a caso si chiama méta.

     Questo io le prometto solennemente: che ogni giorno che Dio metterà in terra io conquisterò centimetri e metri di terreno al mio avversario più grande, me stessa, e alla fine arriverò alla méta.

     Già ora gli ho tolto terreno sotto i piedi e ho posizionato terra nuova, fertile e desiderosa di essere coltivata. Lei lo sa, io ho un cuore da montanara, ho bisogno di sentire roccia e terra sotto i piedi, di sporgermi da sentieri dirupati e di riempirmi gli occhi di cime che svettano fiere contro il cielo. Ho bisogno di respirare tutta questa bellezza.

     La terra che ho messo e metterò ogni giorno sotto ai miei piedi sarà roccia di montagna, compatta, dura, fiera, e pronta a stagliarsi nuovamente al cielo. In suo e mio onore sarò la versione migliore di me.

     Come i miei genitori mi hanno dato la vita, così insieme io e lei abbiamo ricostruito questa vita, che proteggerò dalla versione più buia della mia anima.

     Ogni volta che sceglierà un bel paio di scarpe pensi a me, io farò altrettanto con lei.

     Per certo tornerò da lei, ma mai più sarà per l'anoressia. Magari, se resterò incinta, avrò ancora bisogno della sua saggezza.

     Intanto la terrò nel mio cuore, nel mio piatto e nei miei pensieri fino al giorno in cui ci rincontreremo.


     Con stima e affetto profondo

     sua, Giulia.

 

 

     La mia Giulia è bellissima, di una bellezza mediterranea, travolgente, morbida, femminile, sfacciata. Indimeticabile. Nessuna traccia dell'anoressia.

     Giulia è stata accompagnata nel territorio del gusto e ha esplorato cibi MAI mangiati prima. Cibi comuni ma per lei nuovi. E' guarita dall'anoressia.

     L'anoressia è un pretesto, poteva essere qualsiasi malattia.

     Le abitubini sono una prigione dorata, ci permettono di fare senza pensare. Perchè tanto non c'è tempo. E quindi si fanno, e si mangiano, sempre le stesse cose.

     Siamo quello che NON mangiamo.