Cibo & solitudine

 

     Mangiare di nascosto è una delle cose più frustranti al mondo. Eppure lo fanno in tanti. Ci si nasconde per evitare discussioni, per evitare l'imbarazzo di una critica, per la paura del giudizio.

     E più si ha paura di essere giudicati più si mangia.

 

     Lo spunto per questo articolo me lo ha dato qualche giorno fa, in visita, una mia cara paziente. Mi ha confidato che il marito mangia Nutella di nascosto.

     Raccontata così sembra una specie di burlonata, da eterno bambino solo apparentemente cresciuto. E invece si tratta di una frustrazione profonda, generata da una moglie intransigente e bacchettona.

     La moglie, cioè la mia paziente, qualche anno fa ha iniziato con me un percorso nutrizionale che l'ha portata a migliorare il suo stato di salute. E fin qui niente di strano.

     Entusiasta del suo percorso ne ha fatto un vessillo. Da qui a fare un copia e incolla per il marito è stato un attimo. Il poveretto si è trovato catapultato in un processo kafkiano, dove i cibi classici erano banditi a favore di inspiegabili combinazioni di cibi sconosciuti.

     Il pover'uomo l'ha subita, come tutti.

     Risultato: mangia Nutella imboscato negli angoli meno perlustrati della casa.

 

     A lui va tutta la mia comprensione e tutta la mia vicinanza emotiva. E anzi, saprò fare di più, gli comprerò io la Nutella.

     A lei è andata una delle mie lavate di capo epiche, di quelle che mi sentono fino al piano terra dal quarto piano. E che se sono ancora qui a scrivere, e non in galera, è perchè nessuno ha avuto il coraggio di chiamare il telefono rosa.

     Così, per chiarire.

 

     L'amore è lasciare liberi.

     Ogni volta che obblighiamo qualcuno, con vari metodi più o meno incipriati di "lo faccio per te", a fare quello che vogliamo noi, creiamo un bulimico.

     "lo faccio per il tuo bene" è una di quelle frasi per le quali chiederei, avendone la facoltà, l'ergastolo.

     Perchè niente è più velenoso di un "mangia che ti fa bene".

 

     L'amore è lasciare liberi. Altrimenti si chiama prigione.