Quando il farmaco non funziona

 

     Tutto ha inizio che il farmaco funziona. Poi passa il tempo e funziona meno. Allora saggiamente si aumenta il dosaggio e si sta tranquilli per un altro po'. Poi ripassa il tempo, tutto torna come prima, e si alza ancora il dosaggio fino al limite della tollerabilità. Passa il tempo e si cambia il farmaco. Passa il tempo e non c'è più un farmaco con cui sostituire il precedente. Fine.

     Quanti di voi conoscono questa sequenza? Tanti. Quanti di voi pensano seriamente che la malattia ve la state procurando dal piatto? Pochi.

 

     Uno dei crucci più grandi dei medici è la farmaco-resistenza. Anzi, ad onor del vero, da un bel po' di tempo non è più solo un grattacapo dei medici ma un'emergenza planetaria che investe l'organizzazione mondiale della Sanità: la resistenza agli antibiotici sta diventando il male di questo nuovo secolo prospettandosi, in proiezione, come il vero male incurabile.

     Sotto la lente e sulle labbra di tutti l'antibiotico-resistenza, flagello dell'umanità di cui ho parlato dettagliatamente in CIBO, FARMACO & MALATTIA. Ma mentre l'antibiotico è sulla bocca di tutti gli osservatori perchè rappresenta un salvavita non si può dire altrettanto di tutti gli altri farmaci che, pur non essendo dei salvavita, rappresentano un modo per vivere dignitosamente. Pensiamo anche solo agli antidolorifici.

     Onestamente va detto che i Ricercatori le stanno provando tutte, dai farmaci nuovi (di dubbia efficacia) agli antibiotici di ultima generazione (dove sono?). In relazione a questi ultimi vi suggerisco di fare questa domanda a un chirurgo, meglio se Ortopedico: al posto di una risposta vi troverete con un calcio sul sedere. Nessuno meglio degli ortopedici conosce il dramma delle infezioni nel post-operatorio. Per non parlare degli antidolorifici che, in sempre più casi, portano all'impiego della morfina.

     In fin dei conti uno dei motivi, ad esempio, per cui si arriva a prescrivere cortisone con disinvoltura è proprio la sempre minor efficacia degli altri farmaci che, a onor del vero, sarebbero più indicati ma essendo poco efficaci (o troppo lenti) non lasciano via di scampo sulla scelta.

     Ampio dibattito anche sull'opportunità di mettere le molecole (principio attivo) in soluzione alcolica per fare in modo di dare la massima attività/efficacia alla molecola stessa. Ma direi che non ci siamo.

 

     Penso che siano stati in molti a chiedersi il perchè della perdita di efficacia del farmaco nel tempo. Penso che si siano dati tutti la medesima risposta: l'assuefazione. Non saprei cosa altro ci si possa rispondere. Fondamentalmente è la risposta del rassegnato. Di quello che le ha provate tutte e alla fine ha mollato per esaurimento delle risorse.

     Anch'io una volta mi facevo questa domanda ma non sono arrivata alla stessa risposta. O meglio, sono arrivata alla stessa risposta ma non l'ho accettata. Non solo, mi sono permessa di ignorarla e di ipotizzare la mancata efficacia del farmaco come conseguenza di un muro che separa il farmaco dall'organismo del soggetto impedendone il contatto. Il muro è il cibo.

     Il cibo è sia origine di malattia (con complicità genetiche più o meno evidenti) che artefice di resistenze farmacologiche funzionando da ostacolo al contatto tra il farmaco e le molecole/cellule bersaglio.

     Quale cibo? IL CIBO RIPETUTO.

     Associato alla carenza cronica di sale-zucchero-uova-burro, tipica dei dettami salutisti degli ultimi decenni basati sul nulla ma pubblicati su Lancet. Tanto che da un anno a questa parte è iniziata da più parti una campagna pro uova.

     Da morir dal ridere se non ci fosse da piangere. Nel frattempo ci sono stati sia i morti che i miliardi spesi.