Ma sono allergico o intollerante?

 

     A colloquio con la signora Luciana L. di Padova: ho 30 anni e, per mia fortuna, nessun disturbo. Ma mio fratello, di 26 anni, manifesta moltissimi disturbi per i quali una volta gli dicono che dipende dalle intolleranze alimentari, un’altra volta gli dicono che dipende dal fatto che è un soggetto allergico. Il risultato è che dalla sua asma allergica primaverile non ne esce. Che fare?


     Partiamo col dire che allergie ed intolleranze sono entrambe espressione della reattività, e quindi del funzionamento, del sistema immunitario. Talvolta, ahimè, sfumano l’una nell’altra e si influenzano a vicenda, ma si differenziano per alcune caratteristiche specifiche.

     L’allergia è, normalmente, una risposta immediata che compare nel giro di pochi minuti, più raramente entro qualche ora, dal contatto con la sostanza in questione. L’intolleranza, invece, è subdola perché è una reazione lenta che insorge dopo molte ore o addirittura giorni dall’assunzione ripetuta della sostanza (non di rado anche mesi).

     Se l’allergia è un fenomeno così acuto da poter essere identificato quasi ad occhio nudo (pensiamo, ad esempio, al classico raffreddore da fieno), la reazione dell’intolleranza viene molto più facilmente trascurata perché somiglia, per certi aspetti, ad un lento avvelenamento. In pratica, è come dire che l’organismo riconosce il “nemico”, lo tiene sotto controllo cercando di limitare il più possibile i danni, e scoppia solo se l’introduzione dell’alimento prosegue sino ad oltrepassare la possibilità di controllo che l'organismo dell’individuo ha.

     Per mia esperienza posso dire che il caso di suo fratello è certamente il frutto della sommatoria tra la vera e propria allergia stagionale e l’infiammazione generale, che non ha stagionalità, data dalle intolleranze alimentari. La sommatoria di queste due genera un cocktail micidiale che porta all’uso obbligatorio di cortisone ed antistaminici.

     Benché allergie ed intolleranze siano manifestazioni per certi versi molto differenti, nella pratica clinica è essenziale tenere conto dell’interferenza reciproca che in molti casi esercitano le une sulle altre, rendendo ragione di molti sintomi difficilmente interpretabili in un’ottica allergologica classica. L'intolleranza alimentare è un fenomeno importantissimo che va a toccare in modo profondo l'equilibrio dell'organismo, a tal punto che, ad esempio, può rendere sempre più grave di anno in anno, l’allergia classica alle graminacee.

     E questo è dimostrato dal fatto che, quasi sempre, quando si cura un intolleranza alimentare, i sintomi della patologia più evidente (quella stagionale) si attenuano e le terapie farmacologiche tornano a funzionare permettendo, di pari passo, il benessere globale. Ecco quindi che si fa avanti la possibilità che l’allergia sia come un fenomeno che si innesta su un organismo già “surriscaldato” e quindi pronto a scoppiare nel momento in cui entra in contatto con la sostanza allergizzante (esempio le graminacee).

 

     Quindi, anche l'allergia "classica", non nasce tanto come fatto accidentale e improvviso (salvo alcuni casi ben specifici) ma piuttosto perché una serie di interferenze preesistenti (alimentari, quasi esclusivamente) determina nell’organismo uno stato di infiammazione modesta ma persistente. Lo stimolo infiammatorio costante mantiene gli organi e i vari tessuti come in uno stato “alterato”, quindi in una situazione di rischio.

     In presenza di un infiammazione cronica un insulto di qualsiasi tipo e natura può trasformarsi da evento banale a malattia grave in quanto la parte colpita avrà una risposta reattiva assai più intensa di quella che si avrebbe se non ci fosse l’intolleranza di base. Infatti, non è un caso che tutti i miei pazienti allergici abbiano un beneficio enorme da un serio riordino alimentare.

     Ottenere, grazie al cibo corretto, una riduzione dell’80% dei cortisonici e degli antistaminici, rappresenta un successo terapeutico straordinario. Per non parlare dei pazienti che arrivano a non avere più la necessità di utilizzare il farmaco. E questi ultimi non sono pochi, anzi… Il disturbo sull’organismo rappresentato dalla presenza di un infiammazione persistente, o di uno stimolo irritativo cronico, anche di minima entità, non solo rende più grave l’allergia del classico soggetto allergico ma, nel soggetto non allergico, può creare anche la condizione per lo sviluppo di una serie di patologie croniche. Gravi proprio perché croniche.

     E soprattutto può contribuire al loro mantenimento nel tempo, o interferire pesantemente nella loro guarigione. A tale proposito consideriamo la rigidità articolare di un artrite: alla sua base ci possono essere diverse piccole infiammazioni che si sommano ad un'altra: il surriscaldamento dell’organismo o di alcuni suoi organi può essere determinato per esempio da un intolleranza al caffè; la comparsa di altri stimoli infiammatori non fa che determinare il traboccamento di un vaso già quasi pieno.

     La stessa cosa avviene in fenomeni che noi classifichiamo come allergici “classici”: rinite, asma, dermatite, orticaria, congiuntivite, etc….. Anche in questi casi si può spesso verificare che la persona soffre di uno stato persistente di infiammazione non necessariamente dovuta ai pollini: i pollini (per non parlare del pelo del gatto etc…) sono semplicemente la goccia che fa traboccare un vaso strapieno.

     E’ ovvio che la "goccia" va tenuta in seria considerazione, ma occorre verificare anche, e prima di tutto, quanto incidono l’ambiente, l’alimentazione e le condizioni emotive sulla capacità di adattamento della persona che si è ammalata.

     Questa considerazione vale, in massima misura, nei casi sempre più frequenti di allergia degli adulti: ci si trova infatti davanti a persone che sono state benissimo sino ai 30, 40, 50 anni e che poi, improvvisamente, manifestano sintomi chiaramente allergici. Che spesso, come dicevo, esprimono semplicemente il superamento del livello di soglia da parte dell’organismo.

     Una cura seria di questi casi ha come fine il riequilibrio, a lungo termine, della persona malata, operando una vera e propria prevenzione che aiuti seriamente a vivere meglio.

 

Il Pensatore, Auguste Rodin 1902. Opera originale conservata presso Musée Rodin, Paris.