Dimagrire o guarire?

 

     A colloquio con la signora Rita T. di Vicenza: ho 48 anni e da tempo sono in lotta perenne con il mio corpo che non ne vuole più sapere di dimagrire. Le diete le ho provate tutte, ma oramai il mio fisico non risponde più a nessuno stimolo. Mi preoccupa soprattutto il fatto che a breve si affaccerà la menopausa. C’è speranza?

     Il mio senso pratico mi fa dire di sì. Tuttavia una domanda sorge, come dire, spontanea: come mai lei non dimagrisce? Mi spiego meglio: lei dichiara che il suo organismo non risponde più allo stimolo “dieta”. Noi addetti ai lavori sappiamo molto bene che l’organismo si “arrocca” sulle sue posizioni quando non è sano. È come se io le dicessi, o meglio le dichiarassi, che un organismo che non è sano non dimagrisce. Pertanto adesso sono io che le pongo la domanda: lei ha qualche disturbo?

     Io di disturbi ne ho diversi. Da anni ho una gastrite con reflusso per la quale assumo regolarmente farmaci. E una cefalea invalidante che si affaccia regolarmente ogni week end, specialmente la domenica. Anche per questa assumo farmaci al bisogno. Ma cosa c’entra con il dimagrire?
     C’entra eccome. C’entra talmente tanto che, se lei non si preoccupa di guarire da questi due disturbi, di certo il suo corpo non le darà la soddisfazione del dimagramento. Mi spiego meglio. Quando il nostro corpo è “disturbato” da qualsivoglia malessere (che può essere un dolore ma anche, attenzione, un farmaco), si innesca un meccanismo automatico, interno, per il quale il corpo trattiene liquidi. Anche tanti. Si sa bene che 1 litro=1 chilo. E la bilancia fa presto a salire.

     È un automatismo che ha origine da uno stimolo inviato dalla parte più antica del nostro cervello, il cosiddetto cervello rettile. Questa parte arcaica del nostro cervello si occupa di inviare agli organi impulsi “automatici” assolutamente fuori dal nostro controllo. Qui la nostra volontà non ha alcun titolo, proprio nessuno. L’impulso automatico che lui invia, quello di trattenere liquidi, è la risposta a un fenomeno (disturbo, dolore, farmaco o qualsiasi altro insulto) che il nostro organismo legge come STRESS.

     Si tratta di una risposta animale, automatica. Qualsiasi cosa accada nell’organismo, che lo sposta dal suo stato di equilibrio naturale, viene letta come STRESS. E la conseguenza a questo insulto è il trattenimento di liquidi. Questa, tanto per intenderci, è proprio la base teorica su cui poggia tutto il sistema della PNEI, la Psico Neuro Endocrino Immunologia.

     Non capisco….o meglio tutto chiarissimo, talmente chiaro che però non capisco più come posso fare per guarire dalla mia gastrite…se sospendo il farmaco non ce la faccio a sopportare il dolore. Se prendo il farmaco non sento il dolore ma trattengo ugualmente i liquidi. È un serpente che si morde la coda. Della cefalea, poi, non se ne parla. Ma come si fa?!?


     Si fa, eccome. C’è un unico punto di partenza: il cibo. Che piaccia o che non piaccia, da questo non si può prescindere. Il cibo non è un oggetto banalmente riempitivo da scartare o meno in base a un’ipotesi calorica (desidero ricordare che le calorie sono un’invenzione, più o meno demenziale, di noi umani nel perenne tentativo di rendere tutto misurabile e controllabile. Possibilmente inattaccabile).

     Il cibo non è nemmeno una banale fonte energetica, come la benzina per la macchina. Cibo che non va visto come dieta, come un oggetto da soppesare in bilancia perché se è troppo fa male. Il cibo non è un elemento da valutare in base alla sua quantità, ma in base alla sue qualità intrinseche. Il cibo è un elemento determinante della nostra salute, se ben scelto si comporta come farmaco naturale, in grado di guarire, indurre e/o innescare, la guarigione dell’organismo che lo introduce

     Cioè il cibo per guarire? Per guarire o per dimagrire? Per entrambe?
     Per entrambe. Ma, in assoluto, prima di tutto per guarire. Al di là del fatto che, come ho già detto, non si riesce a dimagrire prima di essere guariti, occorre anche fare una seria riflessione sul fatto che la salute viene prima della silhouette. Salute nel suo significato pieno, di condizione fisica ottimale ma non solo. Di vera centratura, di armonia mente-corpo. Di pensieri coerenti e il linea con le nostre azioni. E viceversa, un agito in linea con i nostri pensieri e i nostri bisogni profondi.

     A questo proposito il cibo può fare molto: quando non è in linea con i nostri reali bisogni nutrizionali, genera anche cattivi pensieri. Come dicevo prima, il cibo non è un elemento più o meno neutro nei confronti dei nostri organi, cervello compreso. È vero che siamo stati educati a pensare al cibo come elemento nocivo, al limite, solo per denti, stomaco e intestino. E invece lo è per tutto il nostro essere. 

     Tanta della nostra irritabilità quotidiana dipende dal cibo che mangiamo e che influisce sul nostro umore attraverso due modalità: una diretta e una indiretta. La prima, perché contiene molecole che stimolano direttamente il nostro sistema nervoso centrale. La seconda, perché i cibi mal assorbiti generano malesseri locali che si traducono in dolore. E il dolore è qualcosa che non ci mette di buonumore, anzi. Il cibo può sia fare che disfare. Impariamo bene quali sono gli alimenti in grado di fare, e quali sono quelli in grado di disfare. Acquisiremo salute e silhouette.