La plastica come i farmaci, fa comodo

 

     La lettura di una piccola rubrica su Robinson mi fa riflettere sul tema dei rifiuti. Non che gli stimoli mancassero, visti i tormentoni in arrivo da ogni tipo di media, ma questa rubrica mi ha fatto fare una riflessione più ampia.

 

     Chi l'ha scritta lavora nella redazione di un giornale e riceve ogni giorno libri da recensire. I pacchi sono confezionati in modo più o meno snello in relazione alla casa editrice che li invia: c'è chi fa confezioni smilze (pochi) e chi fa "fagotti" di polistirolo (la maggioranza). L'autore si chiede, saggiamente, come mai la maggior parte delle case editrici non si ponga il quesito dell'impatto ambientale.

     Rispondere a questa domanda si può, a patto di tenere in considerazione ANCHE tutta una serie di vantaggi che plastica e affini ci danno ma che nessuno vuole ammettere, e tantomeno dire apertamente, per non rischiare fischi e torte in faccia. L'ipocrisia è una brutta bestia ma fa fare sempre bella figura.

     Iniziamo le nostre considerazioni, IMPOPOLARI MA VERE:

     1. Gli imballaggi "tronfi" ci consegnano un prodotto perfetto. Il prodotto viaggia dal magazzino a casa nostra attraverso diverse tappe di corriere e nessuno lo manipola con garbo, si sa. Il fatto che ci venga consegnato in perfetto stato ci gratifica e ci fa pensare, implicitamente, di avere speso bene il nostro denaro. ATTENZIONE: il prodotto NON viene valutato separatamente dal servizio, quello che viene valutato è la risultante del prodotto+servizio. E l'imballaggio, che fa parte del servizio, non c'entra col prodotto ma in qualche modo ne sostiene la qualità solo per il fatto di non aver permesso il deterioramento.

     2. Sistemato il nostro prodotto, e gratificati dalla sua presenza, CI DOBBIAMO IMPEGNARE a separare correttamente l'imballaggio tra le diverse raccolte rifiuti. Dal mio punto di vista si tratta di una cosa semplice e che faccio volentieri, ma nel tempo ho scoperto che la maggioranza non ha le idee chiare su questa questione che io ritengo banale e che dovrebbe essere banale per tutti quelli che sanno leggere. Il calendario dei rifiuti è scritto in un italiano semplice e accompagnato da foto esplicative.

     3. Nonostante tutta questa chiarezza i cassonetti condominiali contengono sempre qualcosa che non dovrebbero contenere: plastica nella carta e viceversa è una sorta di must. Improvvisamente tutti analfabeti? Oppure tutti alfabetizzati ma non hanno avuto tempo di leggere le istruzioni? Qualunque sia il motivo c'è di che vergognarsi.

     4. Il problema è CULTURALE. Se è vero che la non differenziazione dei rifiuti è una specie di tragedia da terzomondisti, è altresì vero che la differenziazione sbagliata è segno del fatto che non abbiamo capito niente. Non abbiamo capito nè il problema nè l'importanza dello stesso. Ma che bravi.

     5. E ammesso che la tecnologia generi imballaggi sempre più efficaci e minimal al fine di garantire la nostra soddisfazione nel ricevimento del prodotto, bisogna capire che quello che ha bisogno di un RESET è il nostro cervello, perchè per quanto minimal e biodegradabile sia l'imballaggio futuristico VA COMUNQUE SMALTITO CORRETTAMENTE.

 

     Un bell'imballaggio protettivo è come il farmaco: ci fa tacere il sintomo e non ci fa pensare. Poi arriva il giorno che il farmaco non funziona più e ce la caviamo con un "piove governo ladro", quando bastava pensare a mangiare meglio. Pensare, appunto.

 

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AA.VV., Cinque strati di polistirolo per un solo libro. Perchè?, Robinson n°149, 12 ott 2019, p.10