Il cerusico

 

     Questo dipinto ad olio rappresenta con realismo un barbiere chirurgo al lavoro nella sua bottega. Le operazioni dovevano essere eseguite in modo rapido, in un'atmosfera rumorosa e piena di elementi di distrazione. Prima dell'avvento dell'anestesia, la velocità era una caratteristica particolarmente auspicabile in un chirurgo.

 

     La figura del cerusico compare nel corso dell'alto medioevo, stiamo parlando di un'epoca che va dal 500 d.c. all'anno 1000 e poco oltre, e si porta fino all'800 inoltrato sovrapponendosi, proprio nell'800, alla figura del vero chirurgo che, giusto in ques'epoca, inizia a delinearsi e a consolidarsi in quei dettagli che noi conosciamo bene nel nostro presente.

     Fino a quel momento l'attività chirurgica viene relegata nelle mani di figure minori: barbieri, norcini, ambulanti (per chi non lo sapesse Il norcino è colui che macella il maiale e si occupa di lavorarne le carni). Questo atteggiamento può essere spiegato con la natura stessa dell'atto operatorio che, praticato a quei tempi senza alcuna anestesia e in condizioni igieniche precarie, risultava particolarmente cruento e rischioso. Non solo: era considerato veramente "lavoro sporco", tanto da essere ritenuto un atto indegno per un medico.

     Nonostante la mancanza di cultura generale e medica un buon numero di questi cerusici raggiunsero traguardi importanti. Si fecero un nome come si suol dire. Spesso furono degli ottimi e provetti operatori in quanto quella chirurgia non richiedeva altro che velocità di esecuzione e manualità: la chirurgia è una tecnica e, come tutte le tecniche, richiede precisione, velocità, metodo. Tra tutti, il norcino era certamente quello con la mano più ferma e il più preparato in tema di anatomia.

     Chi si è occupato di descrivere il dipinto parla di un cerusico nella sua bottega. Ritengo che questo sia un falso storico, una deriva dalla nostra idea di ambulatorio che ci fa pensare che il cerusico avesse per forza una bottega. Ma a quel tempo i praticanti questo mestiere erano "erranti", cioè persone che andavano di paese in paese, di corte in corte, di piazza in piazza a offrire il proprio servizio. Quello che ai tempi nostri chiamiamo ambulanti.

     Ritornando al dipinto l'ambiente in cui si svolge l'incisione è certamente domestico e di città: si noti il pavimento, probabilmente il piano terra di un palazzo. I pavimenti dicono molto dell'ambiente in cui ci si trova e delle condizioni economiche di chi vi abita. A tale proposito vi faccio notare che il nostro cerusico non è solo: di fronte, con i capelli bianchi, c'è il suo assistente che ha il ruolo di tenere a bada (scusate il termine) il paziente, il quale si trova sovente nella condizione di dimenarsi e urlare di dolore. Non tutti i cerusici avevano l'assistente, ecco un altro indizio che ci dice qualcosa circa la condizione economica del paziente che, se notate, ha gli stivali (gli altri hanno scarpe e calzamaglia).

     Ma torniamo all'atto operatorio, che cosa sta facendo il nostro cerusico? Ha già inciso la cute, con che arnese non è dato a sapere ma presumo un coltello ben affilato. Dalla posizione delle mani sembra che stia "favorendo" la fuoriuscita di qualcosa, come uno spurgo o un drenaggio. Probabilmente stiamo parlando di un ascesso, una pustola dolorosa. E d'altronde i motivi per infettarsi a quel tempo erano decisamente abbondanti.

     E poi come finiva? Con i consigli più disparati in relazione ad impacchi sempre prodigiosi: liquori? Sciroppi? Misture di erbe? Di tutto un po' naturalmente, ma i più esperti avevano in dotazione dei liquori preparati dai farmacisti del tempo: i frati erboristi.

 

Il chirurgo, Jan Jozef Horemans il Vecchio 1720ca, olio su tela. Wellcome Institute Library, Londra.