Le abitudini

 

     Mi chiedo sempre se il destino sia una partita giocata o da giocare. Se tutto quello che ci accade è scritto o se lo stiamo scrivendo. Se le nostre azioni hanno un burattinaio o se stiamo azionando noi il pulsante. Nel primo caso creiamo le abitudini. Nel secondo le distruggiamo a favore di un progetto di vita. Parliamone.

 

     Le domande della premessa sono senza risposta. E tali devono rimanere. Tuttavia sono il giusto punto di partenza per riflettere sulle nostre inerzie.

     Pensare che tutto sia scritto è una gran comodità. Ci toglie dall'angolo scomodo delle responsabilità e ci colloca nella bambagia del chi vivrà vedrà.

     Comodo. Ma non efficace.

     L'inefficacia della comodità emerge in tutta la sua miseria ogni anno a Capodanno. Dopo un anno (una vita?) di abitudini più o meno demenziali ci si obbliga a un cambiamento radicale.

     E più la vita è piatta, logora di vecchiume e trascinata, più si alza il tiro. Si vuole passare da una vita ameboide alla brillantezza di quella di Steve McQueen.

     Ci si obbliga a cambiamenti talmente grandi che lo stesso proposito non arriva mai a compimento. Di Steve McQueen ce n'è stato uno solo e non ha mai conosciuto il piattume.

     Lui non ha mai avuto un prima e un dopo. Lui ha avuto un durante.

 

     Pensare che la vita ce la stiamo scrivendo e che tutto quello che diciamo/facciamo ha una ripercussione immediata sulla nostra esistenza e su quella dei nostri cari, ci mette nelle condizioni di progettare attentamente ogni frase/gesto.

     Pensare che quello che ti accadrà tra un minuto dipende solo ed esclusivamente da quello che tu stai facendo in questo preciso istante ti obbliga ad alzare vorticosamente il livello di attenzione.

     Da questo momento in poi mai nessun gesto sarà uguale all'altro. Mai nessuna frase sarà più una frase fatta.

     La partita la stai giocando tu e non sei nè sostituibile nè giustificabile.

     Da questo momento in poi la vita diventa un film diverso ogni giorno. Si passa dalla routine alla progettazione. Dal tutto è scontato al dipende.

 

     Ci manca un'educazione alla costruzione perchè abbiamo avuto un'educazione al prefabbricato.

     La presa di coscienza della miseria del quotidiano, che ci assale a Capodanno, non è altro che la misura della nostra pigrizia mentale. Più siamo pigri più vogliamo essere atletici. Più siamo statici più vogliamo essere dinamici.

 

     Scrolliamoci di dosso questo prima/dopo. E impegnamoci a costruire il nostro durante.