I diritti ai tempi del coronavirus

 

     Cara Dottoressa,
Come sta? Le Scrivo ancora una volta perché in Lei trovo sempre le famose risposte che nessuno riesce a darmi e quella sicurezza che mi fa tornare serena. Il mio viaggio nell’incredibile mondo del CoronaVirus come ricorderà è iniziato in Asia, dove ho trascorso più di un mese proprio a cavallo del capodanno cinese e dell’inizio della proliferazione del virus. Ricordo la paura e le telefonate dei miei familiari dall’Italia che ci raccomandavano di stare attenti e di fare prevenzione. Ricordo però ancora meglio le Sue parole e come sono riuscita a tornare a godermi la mia Asia, con tutte le dovute attenzioni certo, ma con gioia e serenità. Ma veniamo a noi ... eccoci qui dopo quasi un mese dal mio rientro, in questa situazione quasi apocalittica che ora colpisce l’Europa ed in primis noi italiani ... e nuove domande continuano a prendere forma e struttura, una in particolare:
è degli ultimi giorni la notizia che negli ospedali viene e verrà data la precedenza ai giovani, a chi ce la può fare. È la legge della natura, ma fa male ... e mi fa guardare di più agli anziani con gli occhi pieni di paura ... quella paura che deve aver invaso intere popolazioni nelle grandi guerre .. e allora mi chiedo ancora ...Non sarà l’inizio di una guerra fredda, di una moderna guerra mondiale?
La abbraccio virtualmente (che è meglio!) con tanto affetto, Daniela.

 

     Daniela, la mia paziene viaggiatrice, è sempre molto attiva nell'osservazione e nella conseguente riflessione. E' grazie a lei che ho scritto il primo articolo sul Coronavirus e, sempre grazie a lei, ora proseguo sulla stessa strada approfondendo anche la parte che riguarda l'atteggiamento etico.

     Parto col chiarire che NON è vero che la precedenza sia data ai giovani: la precedenza viene data a chi ha una probabilità di sopravvivenza maggiore INDIPENDENTEMENTE dall'età. Che poi capiti spesso che la maggior sopravvivenza sia tra i soggetti più giovani è solo un fatto statistico MA NON è certo né il metro di misura né la prassi.

     Fatta questa doverosa premessa andiamo avanti.

 

     Per tutte le persone che non vivono l'emergenza, ma soprattutto per chi non vive l'emergenza sanitaria, capisco che questa cosa della precedenza a chi/perchè possa turbare. Nel tepore delle nostre case, circondati da copertine, pelosetti amorosi e comfort food, i telegiornali apocalittici ci mostrano tutta la razionalità di un sistema che viene venduta? percepita? come una crudeltà.

     Niente di più falso. Il sistema ospedale è come un formicaio: chi lo guarda da fuori vede solo caos, chi è dentro sa cosa fare come/dove/quando senza possibilità di tentennamenti.

     Se questo vale per l'ospedale tutto, le sale operatorie e le terapie intensive sono luoghi dove quanto ho appena detto vale elevato all'ennesima potenza. E chi ne è fuori non può capire (senza offesa, s'intende).

     Le sale operatorie e le terapie intensive sono spazi ad altissima tensione dove si parla pochissimo e ci si intende a cenni e gesti. Non è un bisogno di silenzio, E' CHE NON C'E' TEMPO PER PARLARE. Davanti alla criticità imposta da limiti strutturali e di attrezzatura, il tempo per decidere a chi dare la precedenza e perchè è dell'ordine dei minuti. In una situazione di emergenza nell'emergenza, come quella che stiamo vivendo ora, il tempo è dell'ordine dei secondi.

     Voglio che questo sia chiaro e noto a TUTTI.

     Passa avanti chi ha anche una sola probabilità in più di sopravvivere, non importa chi è, come si chiama, da dove viene e perchè. In una terapia intensiva dove TUTTI siamo nudi, inermi, semicoricati su letti dagli snodi fantascientifici e dipendenti da strumenti dai costi pazzeschi, SIAMO TUTTI UGUALI. Se i pazienti sono 100 e i posti sono 90, in pochi secondi si deve decidere chi farà parte dei 10. Ripeto: secondi.

     Non so se è una guerra Daniela, ma so che in un ospedale da campo in zona di guerra le decisioni si prendono nell'ordine dei secondi. In questo le due situazioni si somigliano. Ma è chiaro che questa similitudine non le fa uguali.

     Se proprio vogliamo parlare di guerra dobbiamo riferirci a quella che avremmo dovuto fare nei confronti di larga parte della comunità che non ha ancora capito il significato di assembramento, che non ha ancora distanziato i tavoli, che ha la merce esposta appoggiata a pavimento, che per servire si mette i guanti sì ma unti e bisunti, che l'aperitivo viene prima, che lo sci viene prima, che la movida è la movida, che siamo giovani una volta sola, ....basta. Mi fermo.

     Ci siamo dovuti blindare per legge perchè per buon senso non siamo stati capaci.

 

     Grazie Daniela, senza il tuo stimolo questo articolo non l'avrei mai scritto.

 

 

La Giustizia in trono tra gli arcangeli Gabriele e Michele (Trittico della Giustizia), Jacobello del Fiore 1421. Gallerie dell'Accademia, Venezia