Cambiare cibo

 

     “Le cose cambiano. Stamani la camicia era pulita e stirata; adesso è sporca e stropicciata. Le  banane, che erano acerbe, sono maturate. E il caffé nella tazzina si sta raffreddando. Nemmeno  io sono quello di una  volta: sono invecchiato, ho perso molti capelli, ho letteralmente cambiato ogni cellula del mio corpo. Eppure c’è un senso importante in cui sono sempre io, così come è naturale pensare che questa camicia sia proprio quella che ho indossato al risveglio e queste banane le stesse che ieri erano in negozio...” (*)

 

     Se è vero che il cambiamento è insito nella natura e nelle cose è altrettanto vero che le persone combattono il cambiamento utilizzando tutte le risorse a loro disposizione.

     Finendo stremati e cambiati (loro malgrado).

 

     Storicamente la resistenza al cambiamento è collegata alla paura dell'ignoto. Il cambiamento è il coraggio di esplorarlo.

     E siccome facciamo di tutto per non cambiare (di qualsiasi cosa si tratti) si deduce che siamo un universo di codardi.

     Ma no dai! Qualche coraggioso ci sarà!! Sicuro, altrimenti non esisterebbero l'energia elettrica, i motori a reazione ed il telefono. Tutti oggetti nati dal coraggio di esplorare il non conosciuto.

     Ma il cambiamento non comporta solo il coraggio di varcare la soglia dell'ignoto. Comporta anche il superamento del preconcetto che il cambiamento sia DIFFICILE.

     Superare questo secondo scoglio è più arduo del primo. Siamo più pigri che codardi.

     Non c'è limite al peggio.

 

     Non cambiamo cibo perchè riteniamo che quello che mangiamo sia il più buono. O comunque migliore di qualsiasi altro cibo che ci viene proposto e CHE NON CONOSCIAMO.

     Alla base c'è un preconcetto. Viviamo di preconcetti, di slogan, di frasi fatte, di cibi pronti, predigeriti e, perchè no?, prevomitati.

     Tutto per un preconcetto. Tutto perchè pensiamo che quello che conosciamo sia SICURO e quello che non conosciamo sia PRECARIO, RISCHIOSO, INCERTO.

     "Niente è sicuro, neanche il peggio", afferma grande Edgar Morin (**).

 

     E comunque se volete abbandonare per sempre le vostre gastriti e le vostre gastroenteriti, con tanto di emorroidi, cefalee, dolori mestruali, cervicali e lombalgie [....] il cibo lo dovete cambiare per forza.

 

     In caso contrario VIETATO LAMENTARSI.

 

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(*) Achille Varzi, filosofo contemporaneo. Articolo de Il Messaggero, maggio 2006

(**) filosofo e sociologo francese