Quando il cibo gestisce il dolore

 

     A colloquio con la signora Marina M. di Pontremoli: dottoressa, se qualcuno mi chiedesse qual è il dramma più grande della mia vita non esiterei un secondo nel rispondere: il mal di testa. A volte ho la sensazione di esserci nata. Ma si può nascere con il mal di testa? Io non ho ricordi di non averlo avuto, purtroppo. Nessuno al mondo può immaginare che cosa darei per non averlo. Cosa sarei disposta a barattare per guarire. Non mi imbarazza ammettere che scenderei a patti con il diavolo. Tanto, con il mal di testa, la vita è un inferno. È come se il diavolo lo conoscessi già. I centri per la cefalea del nord Italia li conosco tutti. Un sacco di esami, un treno di pastiglie, ma io ho sempre il mio mal di testa. Ognuno mi ha dato una definizione diversa. Di cui non me ne faccio niente perché lui c’è sempre, fregandosene delle molecole di ultima generazione. A proposito, le ultime che ho provato (si tratta di un anno fa) mi hanno dato delle vertigini tali che mi sono ripresa dopo mesi. Ora prendo il mio solito vecchio farmaco da banco, non funziona granché ma non mi dà effetti avversi. Secondo lei, rischio di morire con il mio mal di testa o ci sono spiragli che possono farmi pensare (illudere?) di morire senza?


     Carissima Marina, quello che lei non sa, perché non lo può nemmeno immaginare, è che io sono una veterana del mal di testa. E quindi mi trova assolutamente capace di “sentire” il suo dolore. Di certo non la consolerà. Tuttavia le darò molto materiale su cui riflettere.

     A tale proposito le racconterò un fatto personale. Fino a più di vent'anni fa, io ero un nutrizionista come tutti gli altri (con in più il mal di testa, naturalmente). Avevo il farmaco ovunque: borsa, macchina, comodino, scrivania. Guai al solo pensiero di non averlo. Praticavo la mia attività in modo banale: calorie, indice glicemico, proprietà degli alimenti, etc…. Se solo ci penso adesso inorridisco!!

     Poi, nel 1996 ho avuto un incontro FATALE con un medico PNEI, a Milano. Provate a immaginare! Io, biologo evoluzionista, con esami di chimica-fisica e biofisica, con una tesi sulla risonanza magnetica nucleare applicata alle patologie della tiroide, fanatica della tavola periodica degli elementi, che vado da uno che dice che il pensiero ha una base molecolare e quindi è in grado di interagire con la malattia migliorandola o aggravandola?!?!?! Quella volta non so che cosa mi sia successo ma di certo mi si sono fusi dei neuroni. Altrimenti mica andavo da lui.

     Fatto sta che sono andata. Mi ha fatto delle domande inusuali, mi ha ribaltata come un calzino (pur non toccandomi con un dito), non mi ha prescritto niente di particolare, tranne che mi ha suggerito di non consumare i derivati del latte “perché fanno male”. Non mi ha dato spiegazioni tecniche (ma è anche vero che io non le ho richieste). Fuori dal suo studio mi sono chiesta chi ero che e che cosa volevo dalla vita. Terrificante il non essere in grado di rispondermi.

     Vivevo di latte. La vita senza panna non aveva senso. Panino con burro e zucchero? la mia passione inconfessata. Ravioli burro e salvia. Delizioso tiramisù. Nel latte appena munto ci avrei fatto il bagno come Cleopatra. Quindi? Quindi, non so perché ma l’ho ascoltato.

     Avevo percepito, nelle sue parole, un sentire profondo. Tanto profondo, come una saggezza antica, come qualcosa di intangibile ma di spessore nello stesso tempo, come una solidità che, però, non sapevo tradurre in numeri e formule. Veramente, nemmeno in parole. Le mie teorie, ristrette ed autolimitanti, non mi permettevano una traduzione.

     Tuttavia l’ho ascoltato e da quel giorno IO SONO NATA. In tutti i sensi: la mia cefalea? Svanita nel nulla! Una cosa pazzesca, andavo in giro a raccontarlo a tutti e nessuno mi credeva. Vitalità a mille, energia, idee, creatività. Mi sembrava di sognare. Con tutta la mia solida e schiacciante teoria, mi sono avvicinata timidamente a un modo diverso di fare medicina e ho scoperto, come Alice nel mondo delle meraviglie, che esiste una cosa che si chiama Energia Vitale (quella che tutti noi chiamiamo DIFESE IMMUNITARIE) e che il suo turbamento porta alla malattia.

     Mi sembrava follia ma mi attraeva come una calamita. Che cosa io non sapevo? Che cosa non conoscevo? Il biologo vive e si nutre del Codice eterno, quello che conserva il destino di tutti. Che cos’era questa storiella dell’Energia Vitale?

     Alla faccia della storiella, beato il giorno che l’ho conosciuta. Dopo anni e anni di studio, posso affermare che, paradossalmente, adesso sono più biologo di prima. Lo studio approfondito delle interazioni cibo-corpo-mente, e della PNEI (Psico Neuro Endocrino Immunologia) mi hanno resa più scienziato di prima. Solo adesso vivo e sento la mia condizione di studioso.

     A tale proposito faccio un esempio: viene a trovarmi Monica, sposata, desidera tanto i figli che, però, non arrivano. È un pensiero ossessivo. Soffre di endometriosi, due anni fa è stata operata. Ciclo mestruale doloroso, da piegarsi in due. Soffre di mal di testa improvviso, che la costringe al buio totale e di cui si libera solo dopo aver vomitato.

     Mi racconta altri dettagli interessanti, da cui io rilevo uno squilibrio del fosforo. Le suggerisco di assumere del fosforo attraverso il pesce, e le proibisco i derivati del latte. L’ho rivista dopo un mese: è venuta col marito e l’ho trovata raggiante, sparito sia il mal di testa che il dolore mestruale. Il figlio? “Beh, si.., si si, se arriva certo…., ma adesso ho voglia di divertirmi, di fare tutto quello che non ho fatto prima!!”.

     Ecco, questo è un buon esempio di cosa si può ottenere conoscendo le interazioni tra gli elementi minerali dell’organismo ed il cibo: spariti due tipi diversi di dolore e, come se non bastasse, pure il pensiero ossessivo. Adesso Monica è libera, libera di essere e di esprimersi.

 

     Ma cosa è stato, direte voi? Il fosforo? Il cibo? Non importa chi ha fatto che cosa e quanto. Cavilli per finti scienziati. Si cerca il cavillo e, nel frattempo, il paziente muore. La fisica ha fatto passi da gigante, la medicina è ancora al palo. Svegliamoci.