Anateoresi

 

     L'ho conosciuta a Montegrotto Terme nel 2010, grazie a un congresso del Circolo culturale Pier Luigi Ighina. Vediamo insieme di cosa si tratta.

 

     Anateoresi è un termine coniato dal parapsicologo spagnolo Joaquin Grau e basa i suoi fondamenti nei diversi ritmi cerebrali che condizionano la nostra percezione nel corso delle fasi di crescita, a partire dal momento in cui veniamo concepiti fino ai 7-12 anni. Questo è il lasso di tempo, secondo l’Anateoresi, in cui si pongono le basi delle future malattie dell’individuo adulto.

     L'Anateoresi è una tecnica regressiva che permette al paziente di rivivere le cause emozionali profonde che alimentano la sua malattia, quasi sempre mali che hanno le proprie radici nel corso della gestazione e/o nella nascita.

     Per il fatto di essere una terapia psicologica, l'Anateoresi non usa farmaci. Si avvale solamente di uno stato di coscienza speciale chiamato ISRA (Induzione allo Stato Regressivo Anateoretico), che equivale a un semplice rilassamento in cui il paziente non perde coscienza, anzi. Si mantiene invece perfettamente lucido, padrone in ogni momento dei suoi atti.

     Lo stato ISRA, pur essendo un semplice rilassamento, richiede tuttavia un'immersione ad un livello di coscienza profondissimo, che permette di cancellare nel malato, attraverso il dialogo adatto, le cause remote ed originarie della sua malattia. Ecco perché l’Anateoresi non solo è estremamente valida in ogni tipo di malattia, ma è anche una psicoterapia particolarmente veloce.

     In buona sostanza tutto, o comunque molto, si basa sulle emozioni e sui pensieri che le madri hanno durante la gravidanza. Per chiarire meglio il tutto, vi lascio alle parole di Joaquin Grau, che saranno più chiare di ogni esempio.


“Per molto tempo si è pensato che le emozioni e i pensieri delle madri gestanti non influissero per nulla sullo sviluppo del feto. Oggi si sa, senz'altro, che non solo influiscono in modo decisivo ma che possono segnare il futuro del bimbo per tutta la vita. Al punto che molte delle sofferenze che potrebbe patire da adulto possono avere la loro origine in qualcosa che lo ha colpito nell'utero della madre.

     Niente è più lontano dal mio animo che giustificare la necessità che le donne tornino al loro fortunatamente superato ruolo di semplici massaie e balie dei figli. Ma anche se non è questa la mia intenzione, ciò non impedisce che abbia da esporre qui la terribile responsabilità che la natura ha assegnato alle madri, non tanto ai padri. E non tanto ai padri, per il semplice fatto che sono le madri, non i padri, ad ospitare e dover nutrire con la propria carne, i propri pensieri e il proprio affetto per nove mesi – un'eternità intrauterina – il processo della quasi definitiva formazione psicologica del proprio figlio.

     E questo, se si vuole farlo bene, esige un modo di vedere e intendere la maternità che non è il modo in cui si considerava un tempo, ma nemmeno è il modo in cui, generalmente, si intende al presente.

     La tecnica terapeutica Anateoresi permette a una persona adulta non solo di visualizzare, ma anche, e soprattutto, di vivere – vedere e sentire – i danni che ha subito quand'era nell'utero di sua madre; e che permette, alla persona in questo stato, di visualizzare e vivere ciò che succedeva fuori dall'utero quando, da embrione o feto, soffriva o godeva i danni o le gratificazioni che nello stesso momento viveva sua madre: un effetto, quest'ultimo, al quale ho dato il nome di percezione extra-uterina (PEU) e che, per quanto possa sembrare fantastico, fornisce sempre (purché la persona si trovi in un perfetto stato ISRA) fatti certi.

     È sufficiente che una madre non riceva con il dovuto affetto il figlio nel momento in cui si rende conto di averlo in seno perché l'embrione riceva emozionalmente tale rifiuto e lo  imprima nella propria carne e nel proprio sangue. In fin dei conti ciò che chiamiamo Io è sostanzialmente il prodotto di questi danni, sommato anche ai momenti gratificanti con cui nostra madre ci nutre dal momento in cui un ovulo è fecondato fino ai, più o meno, cinque anni, epoca in cui il figlio (bimbo o bimba) comincia ad identificarsi col padre.

     Un processo che si allunga, benché in modo meno impattante, fino all'adolescenza. So che ogni madre desidera il meglio per il bimbo che porta nel seno. E so anche che, per tale ragione, molte madri si sentiranno emotivamente infastidite dalla mia affermazione. Difficile credere che quello che affermo è vero. Però tutte le madri che si sono sottoposte ad Anateoresi hanno dovuto crederci, perché hanno provato in se stesse, entrando nello stato di rilassamento (non durante la gravidanza, in cui non bisogna fare terapia Anateoretica) che quanto affermo fu vero quando loro si trovavano nel grembo materno.

     Grazie a questo hanno potuto risolvere i loro problemi dissolvendo le cariche patologiche che tali danni mantenevano vive ed agenti. Perché Anateoresi non è una teoria: si basa su fatti comprovabili. L’Anateoresi è scienza. E proprio perché è scienza, posso affermare che nessuna madre deve sentirsi in colpa di fronte a quanto affermo perché, da un lato, solo ora si comincia a conoscere la grande recettività dell'embrione-feto; dall'altro, perché non sempre il sistema sanitario, e la struttura sociale in genere, permettono che la donna incinta trovi risposte ottimali alle sue domande".


     Penso che da queste poche parole si possa intuire la profondità e la pregnanza dell’argomento. In Italia vi sono terapeuti in diverse città ed in diverse regioni: alcuni di loro si sono formati direttamente alla scuola di Joaquín Grau a Madrid. È possibile anche seguire in Italia corsi di formazione.
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